Tra i colori di Tel Aviv e la storia di Giaffa

Tel Aviv ci ha accolto con un bel tramonto e una città che pian piano brillava di mille luci colorate: i piccoli vicoli, gli alti palazzi, il lungomare e il primo impatto con un paese che ci incuriosiva da tempo. Ci appare da subito caotica: le auto sfrecciano nelle piccole stradine dove è praticamente impossibile anche fermarsi per una breve sosta.  Saggia decisione la nostra per aver prenotato un appartamento con posto auto e per di più nel centrale quartiere di  Kerem Ha Teimanim. Una volta sistemati i bagagli ci precipitiamo a cercare un posto dove mangiare: la stanchezza per il viaggio è tanta, ma la fame anche. Vicino casa abbiamo un parco-giochi per bimbi che sarà molto utile per la nostra nipotina, poco più avanti tra murales, pub, vecchi edifici e scorci caratteristici ci appare il Carmel Market. Ormai la maggior parte dei venditori ha già chiuso, quindi ci affidiamo ai consigli di un ragazzo che ci indirizza verso la zona a ridosso tra Rothschild Boulevard  e King George Street.

Ci fermiamo prima, pochissimi metri prima di svoltare su King George Street, e mangiamo al The House of Hummus (n° 47 di Allenby Street). Assaggiamo moltissime cose: l’entusiamo dei nuovi sapori ci trascina terribilmente. Prima di rientrare facciamo un po’ di spesa nel negozio AM.PM.

Il Carmel Market

Il giorno successivo splende un bel sole: prima destinazione il mercato del Carmelo, che non ha certo bisogno di presentazioni ed è sicuramente il più famoso tra i tanti della città. Lungo la via HaCarmel un brulicare di turisti che, incuriositi, si fanno spazio tra i più esperti “locali”.

Tra freschi frutti profumati (ah le fragole!), spezie, olive, datteri, dolci, chincaglierie e coloratissimi capi d’abbigliamento ci deliziamo per un bel po’.

Torniamo a casa (siamo a poco più di trecento metri dal mercato), ci alleggeriamo lasciando gli acquisti e, dopo un bel giro nel nostro quartiere, decidiamo di andare in spiaggia per una passeggiata.

Neanche 500 metri di cammino e siamo al mare. Ci sono attrezzi ginnici, una stupenda pista ciclabile e una pedonale.

Seconda tappa: Giaffa

Camminando pian piano lo skyline di Tel Aviv ci appare sempre più lontano: siamo arrivati fino a Giaffa, uno dei più antichi porti al mondo.

In basso a sinistra la fontana dello zodiaco.

Qui si respira storia, una storia incredibilmente antica. Da questo che era il porto del paese sul Mediterraneo, arrivarono i cedri del Libano usati per costruire il sacro Tempio di Salomone, che era probabilmente ubicato dove ora si trova la Moschea al-Aqsa nella Spianata delle Moschee.

Giaffa è menzionata negli Atti degli Apostoli: l’apostolo Pietro soggiornò nella cittadina nella casa di Simone il Conciatore, quando resuscitò una donna chiamata Tabità. Arrivati dal lungomare, saliamo delle pittoresche scale: l’atmosfera mediorentale qui è molto più accentuata rispetto a Tel Aviv, città più frizzante e sotto certi aspetti più europea.

Ci si apre davanti agli occhi una grande piazza con il Visitor Center. Ci fermiamo per una pausa gelato/caffè e poi si va diritti sul Ponte dei Desideri: la tradizione vuole che si esprima un desiderio con la mano poggiata sul proprio segno zodiacale. Sono tutti in rilievo sul corrimano del ponte che collega Kedumim Square al parco Abrasha.

Continuando a passeggiare nel parco incontriamo la Porta della Fede, scolpita dallo scultore Daniel Kafri di Gerusalemme negli anni ’70. Il complesso scultoreo, composta da due pilastri alti 4 metri su cui poggia una pietra anch’essa lunga 4 metri, appare come una grande porta. Il primo pilastro rappresenta la legatura di Isacco in vista del sacrificio. Il secondo pilastro raffigura il sogno di Giacobbe: gli angeli che scendevano e salivano da una scala che arrivava fino al cielo mentre Dio gli parlava della terra promessa a lui e alla sua discendenza. La trave superiore raffigura un episodio tratto dal libro di Giosuè: durante l’assedio e quindi la cattura di Gerico, l’arca dell’Alleanza viene portata dai sacerdoti intorno alle mura della città per sette giorni.

Porta della Fede - Giaffa

Porta della Fede – Giaffa

Tornando indetro evitiamo di passare sul lungomare, ma ci inoltriamo nei quartieri.

Lungo la via HaTsorfim passiamo sotto l’arco che fa da pittoresco corridoio d’ingresso alla moschea Mahmoudiya, di cui risuonano le note della preghiera islamica del pomeriggio (ṣalāt al-ʿaṣr, una delle cinque obbligatorie della giornata). Subito dopo si passa sotto la Torre dell’Orologio, costruita per commemorare il venticinquesimo anno di regno del sultano Abdul Hamid II. Il nome di questo sultano è legato ad una di quelle storie che trovano il loro equilibrio tra fantasia e realtà: la maledizione del Diamante Hope, detto anche Blu di Francia. Pare fosse l’occhio di un idolo indiano, tal Rama-Sitra, che gettò la maledizione su quanti lo avrebbero posseduto. Anche il sultano Hamid ne fu vittima: ad un solo anno dall’acquisto del gioiello venne imprigionato, impazzì e morì in carcere.

Poco più avanti inizia il ben noto mercato delle pulci di Jaffa (Shuk Hapishpishim) tra strade parallele che diventano quasi impercorribili in alcuni tratti tanti sono i venditori di ogni genere di merce. Vi si trova veramente di tutto!

Florentin e Neve Tzedek

Attraversiamo quindi i quartieri Florentin e Neve Tzedek. Florentin è un quartiere notoriamente hipster, con tanti murales sui palazzi e tanti negozi frequentati principalmente dalla gente del posto: rivendite di vini, empori, abbigliamento etcnico e botteghe artigiane.

Ci è sembrato un quartire dove toccare con mano la vita quotidiana dei cittadini senza troppe interferenze con il turismo di massa.

Neve Tzedek, con le sue abitazioni basse dai giardini curatissimi, è stato costruito nel 1887 come primo quartiere ebraico, sobborgo della vecchia città di Giaffa, abbandonato per decenni, è stato oggetto di riqualificazione negli anni Ottanta.

Al confine tra Giaffa e Neve Tzedek si trova la storica stazione ferroviaria che, tra il 1892 e il 1948, ha ospitato i passeggeri in viaggio tra Giaffa a Gerusalemme. Oggi è un’oasi: si cammina in pieno relax tra edifici storici ottocenteschi, gallerie d’arte, negozi, ristoranti, bar e eventi.

Torniamo a casa dopo qualche acquisto per la cena nei negozi ancora aperti all’ingresso del mercato del Carmelo.

Curiosità
  • La fondazione di Giaffa viene attribuita, secondo la leggenda, a Jafet, il terzo figlio di Noè.
  • Sul Papiro Harris è raccontata la vicenda della conquista di Giaffa (che viene qui menzionata per la prima volta nella storia): il generale Djehuty del faraone Tuthmosis III uccise il principe della città durante una delle campagne di conquista e fece entrare in città duecento soldati nascosti in altrettante ceste. Racconto che trova similitudini con quello del Cavallo di Troia e di Alì Babà e i quaranta ladroni. Uno dei regali che il faraone fece al generale fu una tazza d’oro trovata nella sua tomba e conservata al Museo del Louvre a Parigi.
  • La fontana dello zodiaco ha portato alla ribalta una antica credenza popolare: l’esistenza di un pozzo dei desideri magico che esaudisce i desideri di chiunque lanci una monetina dentro esprimendo il proprio desiderio. Con i lavori di scavo per la fontana sono venuti alla luce elementi architettonici del periodo ottomano, incluso un cortile piastrellato contenente un serbatoio d’acqua e acquedotti che confermano l’esistenza del pozzo della leggenda.
  • Il 7 marzo 1799 Napoleone conquistà Jaffa durante la campagna d’Egitto: di fronte al Visitor Center una figura di un soldato napoleonico indica la strada.

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