New Orleans, laissez les bons temps rouler

Questo è un post scritto, cancellato, riscritto, rimaneggiato: tutto quello che si può vedere a New Orleans è già stato detto da tanti. Quello che non si può sapere in anticipo, come per ogni destinazione, è quanto una città possa riuscire a stupirci, interessarci, istruirci, affascinarci, divertirci e, ebbene sì, incuterci anche un po’ di paura

…ecco tutto questo per New Orleans lo è ancor di più piuttosto che in tutti gli altri posti visitati. NOLA, come viene chiamata negli USA (acronimo di New Orleans LouisianA), è stato un conflitto di emozioni e sensazioni. Una città che ammalia nonostante l’aria, sotto certi aspetti, “minacciosa”. Una città che si lascia sperando di tornare.

Arriviamo a New Orleans dal Mississippi percorrendo la I-55, sempre molto regolare e pianeggiante. Un territorio quello della Louisiana che ha sempre dovuto fare i conti con l’aspetto irruento della natura: uragani, inondazioni, forti venti …calamità che troppo spesso lo hanno flagellato. Nonostante tutte le ferite lasciate dalle catastrofi, la Louisiana conserva, con il suo aspetto e le sue tradizioni, un patrimonio che pochi altri paesi al mondo riescono a mantenere e, soprattutto, a trasmettere al visitatore.

Avvicinandoci si intravedono sempre più le zone paludose.

Lasciato il camper al sicuro nell’RV-Park, prendiamo il bus e, guidati da una simpaticissima ragazza che sta per iniziare il suo turno di lavoro, arriviamo a Bourbon Street, il cuore del quartiere francese, il French Quarter. Facciamo tesoro dei consigli ricevuti dalla ragazza che tra le tante raccomandazioni ci consiglia di non separarci, non inoltrarci in strade poco frequentate, non dare soldi ai mendicanti e soprattutto non tirare fuori il portafogli in strada, facendo attenzione sempre ai nostri averi (fotocamere comprese).

Ci full-immergiamo tra la musica, i colori, i profumi delle cucine, gli artisti di strada e le moltitudini già sopraffatte dall’alcol nonostante sia prestissimo. Ora comprendiamo il motto della città:

Laissez les bon temps roulez!

Lasciati trasportare dal divertimento! E così curiosiamo da un lato all’altro della strada, tra le tipiche case in stile spagnolo adornate dai balconi in ferro battuto e dalle mille insegne delle vetrine. Molti negozi espongono oggetti che ricordano le pratiche Voodoo, una pratica che è di casa da queste parti, lo è da tanto tempo: amuleti, bamboline, riti, zombie e pozioni magiche. Un ‘atmosfera vivace avvolta in un manto di mistero.

Ma l’aspetto misterioso della città non si limita alla magia nera: molte delle case pare siano tutt’ora infestate dai fantasmi. E come in ogni città infestata che si rispetti, anche qui si organizzano tour per scoprire le storie che si celano dietro ogni haunted house. Particolari raccapriccianti come quelli tramandati su una delle storie più famose: Madame LaLaurie. Dove la Royal Street incrocia la Governor Street una casa porta ancor oggi i segreti e gli orrori di uno degli episodi più sconvolgenti della storia della città, tanto che gli accadimenti sono stati portati alla ribalta anche dalla serie televisiva Horror Story. A fine dell’Ottocento erano molte le dicerie su Madame LaLaurie, una donna che apparteneva all’alta società, finché, scoppiato un incendio nel 1834, le dicerie ebbero conferma: i soccorritori si trovarono davanti a stanze di tortura e schiavi incatenati. La terribile padrona di casa fu costretta a fuggire dalla città trasferendosi a Parigi, dove morì.

La casa di Madame LaLaurie

Tra musica e turisti curiosi arriviamo a Jackson Square: la grande piazza cuore della storia della città. Dalla Cattedrale di St. Louis, alla statua del presidente Jackson, al Cabildo. Il Cabildo era la sede del governo quando questo territorio era controllato dagli spagnoli: in appena tre settimane questo palazzo fu residenza di tre governatori: dagli spagnoli ai francesi il 30 novembre 1803, e dai francesi al “giovanissimo” governo degli Stati Uniti grazie al ben noto affare del Louisiana Purchase.

Uscendo dalla piazza, che è anche un parco, ci si trova al Riverfront Park, se si salgono i gradini si ha una splendida vista sia della Cattedrale, sia, dall’altro lato, del fiume Mississippi.

Una immagine senza dubbio suggestiva è, di sera, il retro della cattedrale, dove si riflette l’ombra della statua del sacro cuore di Gesù del giardino di Sant’Antonio.

Guardando il fiume, a sinistra, si trova il French Market (uno dei primi negozi è il famoso Cafè du Monde), un susseguirsi di rivendite di generi vari, souvenir, alimenti tipici e street food.

In attesa di attraversare la strada a Decatur Street per inoltrarci tra i box del mercato, siamo fortunatissimi: si sente una musica che si avvicina sempre di più, è una second line. Una delle tradizioni più popolari a New Orleans: una banda di ottoni conduce la festa nuziale e gli ospiti mentre si spostano dal luogo della cerimonia alla sede del ricevimento.

Camminano ballando al suono del jazz e festeggiando in un ordine rigoroso: la banda (di ottoni), gli sposi, gli invitati e, infine, chi vuole unirsi per celebrare la coppia. Sfilano con ombrelli decorati, cocktail, e tanti gadgets da lanciare. A noi hanno lanciato delle collanine colorate. Arriviamo fino

alla dorata statua dedicata a Giovanna d’Arco, simbolo per la città del patrimonio culturale francese.

Arriviamo fino al Jazz Museum, ma è in chiusura. Peccato, perchè è un piccolo museo molto apprezzato che tratta della storia del jazz, un genere musicale che nasce in questa città ad inizio Novecento.

If New Orleans is allowed to die, a crucial part of the world’s music heritage will disappear – Ray Davies

Cosa sarebbe stata New Orleans senza la musica? Ma soprattutto, senza il jazz? Nel quartiere a luci rosse di Storyville, oggi incredibilmente diverso, i locali ingaggiavano gruppi musicali per allietare le serate dei clienti. Nel 1917 si ordinò la chiusura delle case di tolleranza e quella nuova forma musicale che conosciamo con il nome di jazz e che era rimasta fino ad allora chiusa nei locali, uscì e si diffuse, spostandosi persino fin su al nord, fino a Chicago.

Uno dei tipici cibi street food di New Orleans è la Muffuletta, un panino al sesamo importato dalla Sicilia ai tempi dell’immigrazione di massa. L’invezione del panino ripieno venduto e apprezzato a New Orleans fu di un italiano proprietario del Central Grocery & Co. situato al 923 di Decatur Street. E’ ripieno di salame, prosciutto, olive …un connubio di ingredienti che lo ha reso uno dei più apprezzati panini in vendita negli States.

Da sinistra: l’insegna all’ingresso del Central Grocery & Co., l’entrata del French Market e il Po-boy con la carne di alligatore

Nel suo essere culla di tradizioni, New Orleans organizza uno dei carnevali più noti e particolari al mondo. La sfilata del Mardi Gras (e tutti gli altri eventi del periodo di carnevale) è l’esplosione massima del divertimento in città. I colori che predominano sono il verde, l’oro e il viola. Il viola rappresenta la giustizia, il verde la fede e l’oro il potere. Una tradizione che risale ai tempi della colonizzazione francese: il 2 marzo 1699, l’esploratore franco-canadese Jean Baptiste Le Moyne Sieur de Bienville arrivò circa 60 miglia a sud di New Orleans e lo chiamò “Pointe du Mardi Gras” visto che quel giorno era la vigilia della festa del martedì grasso. Bienville fondò anche il “Fort Louis de la Louisiane” (la Mobile attuale, sarà la nostra prossima tappa dopo la Louisiana) nel 1702 e nel 1703, il minuscolo insediamento di Fort Louis celebrò il primo Mardi Gras d’America. New Orleans è stata fondata nel 1718 da Bienville e sono del 1730 le prime notizie dei festeggiamenti del Mardi Gras di NOLA.

Dolci fatti durante il periodo di carnevale, cercando di portare la tradizione di New Orleans a tavola. A sinistra la King Cake e a destra Cookies ricavati con le formine di Ann Clark

Un aspetto non trascurabile di questa città, ma anche di tutta la Louisiana, è l’ottima scelta nella ristorazione, ben diversa da molti altri stati americani. Qui le tradizioni, come già detto molto sentite e conservate, si intrecciano nei secoli e restituiscono un’offerta varia e gustosa: cucina creola, cajun, francese, persino italiana. Ci fermiamo a mangiare in uno dei locali più famosi per il po-boy, il NOLA Poboys, dove assaggiamo anche la carne di alligatore.

New Orleans viene chiamata anche Big Easy, un nomignolo che si addice molto soprattutto quando arriva la sera e, nelle affollate vie della movida, si assiste sempre più a gruppi di persone ubriache che imperversano tra musicisti e danzatori più o meno improvvisati. Lasciamo il centro in tarda serata, facendo attenzione a seguire le scrupolose raccomandazioni.

Per chi viaggia in camper

Abbiamo sostato, trovandoci molto bene, al Three Oaks & a Pine RV Park (7500 Chef Menteur Hwy). Si trova a 5 miglia dal French Quarter (basta prendere un bus e un tram, il biglietto si fa sul bus). Ci sono campeggi più vicini, ma i prezzi salgono vertiginosamente.

Curiosità

La statua equestre di Andrew Jackson che si trova di fronte la Cattedrale di St. Louis è una delle quattro opere (identiche) di  Clark Mills, scultore americano dell’Ottocento. La principale si trova a Washington DC e le copie a Nashville (Tennessee), Jacksonville (Florida) e New Orleans.

Uno dei simboli di New Orleans è il giglio, esattamente come Firenze.

La King Cake che si degusta nei giorni del Mardi Gras a New Orleans è una tradizione ripresa dalla francese Galette du Rois, un dolce che si mangia il giorno dell’Epifania per celebrare l’incontro tra i Re Magi e il Bambino Gesù. All’interno si mette una piccola figura in plastica o in ceramica del bambinello ed è tradizione che chi la trova indossi la corona e compri la torta dell’anno successivo. Se si vogliono realizzare biscotti con formine a tema carnevale di New Orleans si possono acquistare quelle di Ann Clark. Per la King Cake basta un semplice stampo da ciambellone.

Le origini della parola Zombie non sono bene definite, ma le ricerche hanno portato al linguaggio Bantù, in uso nella zona del Niger-Congo. Varie le attribuzioni d’origine: Nzambi, Nvumbi, Nsambi, Jumbie. In definitiva il significato è uno: sono morti-viventi.

Il primo film sugli Zombie è del 1932, L’isola degli Zombie, visibile su YouTube o in vendita in DVD su Amazon.

Al Cafè du Monde si possono mangiare i Beignets più famosi di New Orleans, quelli che serviva la principessa Tiana nel film d’animazione Disney La principessa e il ranocchio.

 

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